“ …di Fellini e della sua magia dell’inventare il vero “

Testimonianza di un attore ancora oggi stupefatto e contento

di Sergio Ciulli

Quando la mia agente mi comunicò che il Maestro voleva incontrarmi l’indomani per un possibile ruolo in “ Ginger e Fred “ mai avrei immaginato gli arcani fili che avrebbero avvolto l’incontro accompagnandomi poi per tutte le mie pose nel film…

Come quasi tutti gli attori a quel tempo vivevo a Roma pur non essendo romano e come quasi per tutti gli attori il mio obbiettivo quotidiano era “ una scrittura “ .

La possibilità che l’indomani ciò avvenisse rendeva ancora più bella l’ora in cui la Roma che vedevo dal terrazzo s’arrossava nel tramonto. E poi : Fellini ! Cosa volere di più ?...Vivificato da tanta prospettiva saltai in padella gli avanzi di frigorifero cenando sotto le stelle che lucean parecchio…

 

L’indomani trenino della metro, Cinecittà e incontro. E che incontro ! Fui accolto come se il Maestro non desiderasse altro che avermi nel film…Mi mostrò subito un suo disegno, una coppia…” Sono madre e figlio “ precisò, fissandomi. “ Lei registra col magnetofono le voci dei trapassati, lui l’aiuta a interpretarle, ci crede… “ E sempre fissandomi intensamente, sorridendo : “Me lo fai ? “ 

Io lo fissai a mia volta, incredulo. “ Chi glielo ha detto? “ chiesi. 

Detto cosa ? “ rispose. E intanto sorrideva di più e continuava a fissarmi ancora, ancora di più .

Che la mia mamma questo fa… “ borbottai e mi venne da ridere, chissà perché…

Rise anche lui e dopo restammo zitti un pochino. Poi disse : “ Nessuno “ e lo disse in modo che non c’era altro che credergli. 

Mi ci fai parlare ? “ aggiunse indicandomi il telefono. “ Come si chiama ? “

Glielo dissi e chiamai Firenze. Seppi solo dire : “ Mamma ? Ciao, ti passo Fellini.” poi ascoltai il Maestro chiedere un appuntamento per il giorno dopo. “ Vengo a trovarla a Firenze, Signora Giulietta… Domani va bene ?...Si ?..Grazie, grazie, ho tante cose da chiederle sui trapassati…Si, Sergino farà il film con me, si...A domani allora, a domani…” 

Dell’incontro seppi tutto il giorno dopo dalla mamma.

Fu un avvenimento, non soltanto per lei ma anche per qualcuno della strada di casa nostra. 

La sera prima, al Caffè delle Colonnine , mio padre ne aveva parlato ;  il giorno dopo

davanti al portone numero 6 di Borgo Santa Croce pare sostasse gente…

Quel che è certo è che la mamma , solitamente piena di timidezze, si relazionò così bene con l’ospite che in conclusione della visita lui le offrì di essere la mia mamma anche nel film.

Lei , probabilmente arrossendo, se ne schernì ma lui trovò il modo di infilarcela comunque in qualche modo… …

…Due o tre mesi dopo sono sul set ! E’ il mio primo giorno di riprese  e ci arrivo forte di un contratto con un buon numero di pose e dentro un costume di scena curato da Danilo Donati che ha assemblato cose mie con cose che vengono da qualche banco di Porta Portese. Mi ci muovo bene, a parte il piccolo disagio che mi procura un foulard in seta sin troppo ridondante. Ma me lo ha messo un premio Oscar del Costume ! Così me lo tengo e mi presento al Maestro che è in mezzo al solito casino del prima di ogni ciack.  Malgrado ciò mi accoglie con il sorriso di uno che sta aspettando solo me ,  mi da una rapida occhiata e poi dice : “ Si, così vai bene!”. Tampinato dal solito codazzo si muove per allontanarsi ma poi si riaccosta, accenna al foulard e mi sussurra complice “ Levatelo se non ti piace ! “ lasciandomi sbigottito e contento nelle mani di un assistente alla regia che ha il compito di farmi incontrare con l’attrice con cui farò coppia fissa, lei personaggio madre e io personaggio figlio

…Lei, la mamma falsa, si chiama Ginestra , veste un tailleur rosa candido ed ha un cappellino civettuolo che le incornicia il volto delicato…. Ha lo stesso sguardo dolce ma anche forte della mia mamma vera… E parla quasi scusandosi di farlo ma, allo stesso tempo, appare talmente convinta di quello che dice che non si può che crederle…Come la mia mamma vera ! E’ solo appena appena fisicamente diversa ma ha lo stesso sorriso, la stessa luce… Subito mi viene da pensare che starò bene sul set con lei…. Si, sarà proprio così !...

E sarà così per ogni cosa che da quel momento farò in Ginger e Fred...Ci starò bene ! Avanzerò nel film insieme al film , il suo crescere sarà anche il mio…Me ne sentirò parte …Al punto che anche quando non sarò convocato per girare andrò ugualmente sul set , godrò di quello che vedo e me lo porterò via con gli occhi in qualche modo…Anche in questo modo condividerò con Giuliettina e Marcellino ( il Maestro così li chiama ) , il fare cinema … E questo mi renderà più sicuro ogni volta che toccherà anche a me di farlo . E facendo facendo arriverà il giorno più temuto ma anche il più desiderato da un attore : quelle dei primi piani ! Arriverà del tutto inaspettato dopo che avremo girato il master dell’intera scena con Ginger e Fred, stipati dentro un pulmino colmo di strani personaggi . Dopo questa scena che porta un numero che non ricordo più :  :  

Pulmann – Interno-Esterno giorno

Ginger e Fred prendono posto davanti a una coppia, madre e figlio.

Lei è una signora molto distinta. Commossa, piange. Ginger la osserva.

Figlio : Sono lacrime di gioia, signora !

Ginger : Ma come ?

Figlio : E’ successa una cosa al di là di ogni comprensione. Vero mammà ?

Signora : Al di là…Si, si…

Figlio : Una delle voci, questa volta, è rimasta incisa senza il microfono.

             Mammà registra su nastro magnetico voci di treapassati…Sono

             anni che accade !

Fred :   Ma in che modo ? Mi spieghi meglio…

Figlio : Con un registratore   ! Si lascia il registratore in funzione in una

             stanza chiusa, con il microfono inserito…Più tardi si ascolta il

             nastro e si odono le voci…

Signora; Ma stavolta si sono incise senza microfono, capite ? Senza 

               Microfono ! Senta !

Il figlio mette in funzione un piccolo registratore che tiene in mano :

Voce incisa : Where is Pippo ?

Ginger         : Cosa ha detto ?

Figlio           : Ha detto Pippo.

Signora        : E’ una voce che conosciamo. Ha parlato altre volte. Chiama

                       sempre Pippo

Ginger         : ( guarda Fred ) Ma lui si chiama Pippo

Fred             : Io non ho sentito proprio niente. Una specie di frrr…Un fruscio

                       e basta !

Figlio           : Esatto ! E’ proprio come dice lei, un fruscio…Un salto di frequenza

                       da una dimensione a un’altra …Dalla loro dimensione alla nostra…

Signora        : Questo li costa tanta energia a loro, eh si.

Fred             : A loro chi ?

Signora        : Ai morti, poverini !...

Figlio           : E’ stato tutto esaminato, sa . Tecnici, testimoni… Tutto sotto controllo.

                       Non c’è possibilità di manomissione…Senta, senta…

Voce incisa :  Pippo…Pippo…

Signora        : Ha sentito ? E’ chiarissimo: Pippo !

Fred             : Mi vogliono dare il benvenuto…

Fred appare un po’ turbato. Ginger cerca di sdrammatizzare

Ginger         : Che hai ? Mica ti sarai fatto impressionare ?

Fred             : A volte mi pare di sentire che presto…

Ginger         : Cosa ?

Fred             : Mah, è come se da un po’ di tempo in qua le cose mi guardassero in

                       maniera strana

Ginger         : Chi è che ti guarda in maniera strana ?

Fred             ; Le cose…come se mi volessero salutare…Addio, Pippo…addio, addio,addio

Signora        : E non le è di conforto ? Le vogliono bene…

Fred alza di colpo le mani e incrociando le dita si tocca facendo scongiuri.

Fred            : Ahò ! ( fischia ) Eh !

Figlio          : Mammà, non insistere !

…Una scena non lunghissima ma il Maestro, quando l’abbiamo girata,  l’aveva lavorata molto con varianti di ripresa , stacchi particolari , allungamenti delle battute. In una successiva convocazione aveva poi curato dettagli e piani di Giuliettina e Marcellino, con me e Ginestra poco inquadrati a porgere le battute, a volte addirittura fuori campo.  E oggi, in un pomeriggio assolato, riservava a Sergino, lo stesso trattamento !…E questo mi faceva sentire si gratificato ma anche emotivamente coinvolto. Forse troppo...Tanto è vero che in attesa di cominciare mi ripetevo le battute senza che non ci fosse alcun bisogno di farlo, sudavo troppo …E quando seduto al mio posto nel poco spazio del pulmino ,accerchiato e compresso dalla troupe , mi ritrovai tutto solo davanti alla macchina da presa e mi fu chiaro che solo sarei rimasto, dentro di me stavo arruffato non poco. Ma si erano fatte le  cinque della sera , il programma della giornata era giunto alla fine e  dovevodarmi una mossa… E allora chiusi gli occhi, rivolsi un pensierino a san Genesio protettore dei comici e attesi, respirando lento come mi avevano insegnato in anni lontani , il ciack in campo. Che arrivò, ovviamente. E con il ciack arrivò anche l’azione  comandata dal Maestro… E arrivarono pure le battute di Ginger , di Fred, della Madre, tutte emesse da un’unica voce incolore appartenente di uno dei tanti assistenti più o meno volontari di turno…E  arrivarono anche le mie che udii uscirmi di bocca al minimo sindacale, cioè senza infamia e senza lode, piatte. E così quando allo stop di fine scena seguì un silenzio di troppo ebbi voglia di scappare ma la voce del Maestro disse  : “ Ne facciamo un’altra . “ .Ma lo disse alla troupe , non a me…A me fece solo un cenno con la mano del tipo “ ancora… “ e così io continuai ad avere voglia di scappare ma sorrisi lo stesso alla ragazza del trucco che mi  ridava una passatina …E poi arrivo un altro ciack, un’altra azione, le battute dette dall’assistente e le mie che mi parvero un tantino meglio di prima… Chissà, forse era veramente così ma il guaio era che io volevo che fossero per forza buone perché non volevo viverle più… Aspettavo lo stop come una liberazione , rinunciavo a fare di più ! Ma per mia fortuna non ci rinunciò Federico, no , che aveva di certo capito quello che m’arruffava dentro !  Così, invece di dare lo stop  rilanciò lui la battuta iniziale di Fred , costringendomi per un riflesso automatico d’attore a rispondere. M’agganciò così bene all’amo professionale che  insieme ripetemmo tutta la scena, una volta, due, tre, saltando lo stop ma con un po’ di cazzeggio in più ogni volta che la ripetevamo, giocandoci qualche invenzione birichina del testo che Federico fabbricava e che Sergino, ormai ben attaccato all’amo,  assecondava al volo…E poi, a un certo punto di questo fare, il Maestro mi fece un cenno d’assenso e si zittì… Nel silenzio rotto soltanto dal ronzio del motore della macchina da presa rimasta sempre in funzione entro in campo il ciack e l’assistente tornò a darmi le battute..Ed io dissi facile facile le mie…Anche la mia faccia doveva essere giusta perché quando diede lo stop il maestro battè le mani e sorridendo annunciò : “ Questa è quella buona ! Controllare e stampare.. “ e a me quasi dispiacque perché avrei ancora voluto continuare a giocare a fare il cinema…

…E continuai si, continuai  a farlo con lui ancora per qualche giorno. 

Roba semplice,  presenze soltanto fisiche nell’orbita della storia di Ginger e Fred. Ma mi divertivo lo stesso, anche senza battute. 

Ovviamente anche questo non sfuggì al maestro. 

Durante l’ultima mia posa, tra una pausa e l’altra, mi accostò:

Oggi finisci, vero ? “ disse.

Si…

Hai impegni domani ?

No…

Me lo faresti un passaggino ancora ?..” e poi, con un sorrisetto complice  : “ Ti faccio convocare, se mi riesce… “

 E con buona pace dell’amministrazione ci riuscì almeno un paio di volte in più di quanto previsto dal mio contratto. E la seconda volta non feci neanche il passaggino ma restai per tutto il tempo delle riprese vestito , truccato e contento , ai bordi del set a guardare Federico inventare il vero giocando a fare il cinema.

Che poi, a dirla tutta, è il gioco più facile del mondo se si ha la fortuna di giocarlo con lui…                                                                                                                                                             

Fine della testimonianza 

 Conseguenze a margine

A -  Quanto dicono dei defunti i personaggi della madre e del figlio nella loro scena è quanto ha sempre detto anche la mia mamma vera raccontandomi i contatti…

B – Dopo la visita di Fellini a Firenze e per molti anni ancora la mia mamma vera e il Maestro si sono scambiati auguri e regalini.

      Cioccolatini e fiori lui a lei, bambole di pezza fatte in casa lei a lui…Anche le mie due mamme si sono scambiate tra loro lettere

      e telefonate  divenendo amiche e confidenti…

C – Dopo l’ultima convocazione ho trovato in camerino un libro di disegni del Maestro con questa dedica : 

       A Sergio Ciulli. con i sentimenti dell’amicizia. Federico Fellini, “ Ginger e Fred “ 1985 “

      

D -  Grazie di tutto, Maestro! Sergino